Cosmo Oro 184 Verso l'ignoto by Bob Shaw

Cosmo Oro 184 Verso l'ignoto by Bob Shaw

autore:Bob Shaw [Shaw, Bob]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-11-19T09:15:53+00:00


Le sei strutture in legno erano meglio conosciute nel loro insieme col nome di Gruppo Difesa Interno: un nome che aveva aderito a quelle strutture dai giorni della guerra interplanetaria anche se da tempo aveva ormai perduto tutto il suo rilievo.

Toller e Steenameert avevano individuato il gruppo sul lato Sopramondo della barriera di ghiaccio e a circa due miglia dalla stazione aliena. Facendo fare alla sua nave un'ampia curva, Toller si era avvicinato ai cilindri in legno con grande cautela dall'esterno, e li aveva tenuti tra la sua persona e il misterioso profilo angolare.

Aveva scelto quella rotta con una tenue speranza di evitarne la scoperta da occhi alieni, per quanto la sua fosse solo un'ipotesi e forse quella costruzione metallica non ospitava degli esseri viventi. Dava la sensazione d'essere incastonata nella barriera cristallina e a guardarla con le sue potenti lenti ricordava una macchina formidabile, immensa e senza vita: un motore incomprensibile che qualcuno aveva piazzato nella zona senza peso a eseguire un lavoro incomprensibile a vantaggio e nell'interesse di costruttori altrettanto incomprensibili.

E ora, con la sua nave impegnata nell'inseguimento a quasi duecento metri dai cilindri, Toller stava maturando la convinzione che erano dei cilindri vuoti. Rannicchiati sul lato inferiore del mare congelato, apparentemente mantenuti in posizione da lunghi e affusolati cingoli di cristallo che erano cresciuti lì attorno. Quattro cilindri servivano da strutture abitative e depositi merci, mentre due versioni più lunghe erano copie funzionali delle astronavi che un giorno lontano erano volate a Oltremondo, ma tutti avevano una cosa in comune, l'aspetto apparente della totale mancanza di vita.

Se Vantara e il suo equipaggio erano ad attenderlo in una delle sei conchiglie legnose, sicuramente avrebbero mantenuto in vedetta una sentinella che a quell'ora avrebbe segnalato l'astronave in arrivo. Ma non c'era segno alcuno d'attività. Tutti gli oblò rimanevano bui e in modo uniforme mentre gli scafi si ostinavano a rimanere quello che erano sempre stati da quando Toller li aveva veduti la prima volta: inerti reliquie d'anni ormai tramontati.

— Dobbiamo andarci dentro? — disse Steenameert.

Toller annuì. — Dovremmo proprio farlo: questo s'aspettano da noi, ma... La gola gli si chiuse dal dolore, costringendolo per un attimo a tacere. — Anche tu sai vedere da te che lì non c'è nessuno.

— Me ne rammarico, Signore.

— Ti ringrazio, Baten. — Toller contemplò quello strano edificio alieno che sporgeva dalla cappa ghiacciata a calotta e si protendeva lontano a sinistra. — Se si fosse trattato d'un palazzo celeste, come ingenuamente avevo supposto, o addirittura di una fortezza aerea, mi sarei attaccato a qualche brandello di speranza nell'idea del rifugio. O avrei preferito al limite immaginarle prigioniere d'invasori da un'altra stella, ma quell'arnese non sembra molto di più di un gran blocco di ferro, d'un motore, e Vantara non poteva vederci, neanche in una rosea prospettiva, un porto o una via di scampo.

— Eccetto...

— Non bloccarti, Baten.

— Eccetto in caso d'assoluta disperazione. — Steenameert aveva cominciato a parlare in fretta, come se temesse di veder accantonate le sue idee. — Noi non sappiamo



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